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Romano Cagnoni
“EYE ON HUMANITY”
23-09-2023 - 31-10-2023

Romano Cagnoni: “EYE ON HUMANITY”

“La migliore fotografia per me, è un documento umano di impatto visivo. Documento nel senso che si relaziona all’esistenza. Umano perché racconta lo stato d’animo del prossimo. E tutto questo deve avere un impatto visivo memorabile” da Maledetti Fotografi, 2015.

 

 

Dal 23 settembre al 31 ottobre 2023 - dal giovedì alla domenica 15.30/19.30

Inaugurazione sabato 23 settembre 2023 ore 18.30

Atelier Balderi

Archivio Iginio Balderi, via Ausonio 20 – Milano

archivio@iginiobalderi.org

@archivioiginiobalderi

 

 

Dal 23 settembre 2023 presso lo spazio espositivo Atelier Balderi dell' Archivio Iginio Balderi di Milano si apre la mostra fotografica di Romano Cagnoni intitolata “EYE ON HUMANITY” a cura di Ivo Balderi e della Fondazione Romano Cagnoni.

In esposizione una selezione di 50 fotografie a colori e in bianco e nero quasi tutte di grande formato, realizzate da Cagnoni negli anni della sua attività.

La mostra, che è un omaggio dell'Atelier Balderi al grande fotografo, è inserita nel programma della 18a edizione di Photofestival, la rassegna di fotografia d’autore che dal 15 settembre al 31 ottobre 2023 propone un ricco programma di mostre e altre iniziative diffuse sul territorio metropolitano di Milano e in alcune province lombarde, per promuovere la cultura dell’immagine (milanophotofestival.it).

 


Israel, Yom Kippur War, 1973

 

Romano Cagnoni: “EYE ON HUMANITY”

“La migliore fotografia per me, è un documento umano di impatto visivo. Documento nel senso che si relaziona all’esistenza. Umano perché racconta lo stato d’animo del prossimo. E tutto questo deve avere un impatto visivo memorabile” da Maledetti Fotografi, 2015.

Questa è la sintesi del percorso seguito da Romano Cagnoni nel suo lavoro, essere sul posto e non perdere mai di vista il lato umano, soprattutto nelle situazioni più drammatiche come le guerre.

Le situazioni esistenziali attraversate da Romano Cagnoni, gli permettono di vedere le emozioni degli esseri umani messe a nudo. Questo è ciò che gli interessa, ciò che fotografa.

E’ in prima linea a documentare azioni di guerra, e nelle retrovie, a raccontare la quotidianità e l’indicibile dolore delle popolazioni travolte dai conflitti.

Tutto ciò avviene con una capacità di vedere oltre i fatti della cronaca fotogiornalistica ordinaria.

La sua narrazione di avvenimenti destinati a modificare irreversibilmente l’ordine mondiale, diventa un susseguirsi di fotogrammi in grado di suscitare attenzione, riflessione, curiosità e stupore.

Consacrato alla storia del fotogiornalismo, da reportage che lo hanno portato nei punti più caldi del pianeta, in Vietnam del Nord nel ’65, dove accede come primo fotografo occidentale indipendente, riuscendo a ritrarre Ho Chi Minh, in Biafra nel ‘68-‘69, facendo scoprire al mondo il più cruento conflitto dell’Africa postcoloniale e che gli sono valsi le copertine dei magazine internazionali più importanti e il prestigioso Overseas Press Award, fino al Bangla Desh nel ’71, chiuso a tutti i giornalisti, e ancora al Sud America di Fidel Castro, Salvador Allende e Juan Peron, all’Irlanda del Nord e agli ultimi anni dell’Imperatore Etiopico Hailè Salassiè nel ’72, alla guerra dello Yom Kippur nel ’73, per arrivare all’invasione Sovietica in Afghanistan nell’80 e in Polonia nell’81, per continuare nella ex-Yugoslavia negli anni ’90, in Cecenia nel ’95 e in Siria nel 2015, all’età di 80 anni.

A ben guardare, Romano Cagnoni, ha scritto per immagini una sintesi della storia mondiale contemporanea. Osservate a distanza di tempo, le sue fotografie sono diventate “segni” universali che, esaurita la funzione documentaristica, testimoniano in modo lucido e sensibile, la straordinaria e drammatica storia dell’uomo.


Fidel Castro, Chile 1971

 

Romano Cagnoni,

è stato un fotografo riconosciuto a livello internazionale e uno dei più rappresentativi del Novecento. Fu menzionato dall'ex direttore del Sunday Times, Harold Evans, nel suo libro Pictures on a Page, come uno dei più grandi fotografi della storia, accanto a Don Mc Cullin, Eugene Smith e Cartier-Bresson. Famoso per la sua documentazione delle guerre in tutto il mondo, le sue fotografie si sono concentrate sulle le condizioni umane di coloro che sono stati colpiti da questi conflitti. Le sue fotografie sono state pubblicate sulle prime pagine dei quotidiani e sulle copertine delle più importanti riviste Europee e Statunitensi, come Life, Stern, The Observer, Paris Match, The Times, Newsweek, The Sunday Times, Epoca e L'Espresso. Nato a Pietrasanta, in Toscana, ha iniziato la sua carriera guadagnandosi da vivere come fotografo lungo le spiagge della Versilia e negli studi di scultura, prima di trasferirsi a Londra nel 1958, dove ha vissuto per oltre trent'anni. In quel periodo la sua carriera di fotoreporter compie un passo significativo quando incontra Simon Guttmann, mentore di Robert Capa, e con lui nasce un'intensa collaborazione.

Cagnoni fotografò la campagna elettorale di Harold Wilson, che sarebbe poi diventato il Primo Ministro in rappresentanza del Labour Party e il funerale di Winston Churchill, divenendo così, meritatamente, uno stimato e fidato rappresentante dei maggiori quotidiani dell'epoca. Romano Cagnoni è stato il primo fotografo occidentale indipendente ad essere ammesso nel Vietnam del Nord durante la guerra insieme al giornalista James Cameron. Riuscì a convincere Ho Chi Minh a farsi fotografare, guadagnandosi la copertina di Life Magazine. Durante la guerra civile in Nigeria, ha seguito il conflitto in Biafra, dove ha prodotto fotografie potenti che sarebbero state pubblicate in tutto il mondo, smuovendo le coscienze e assicurandosi l'Overseas Press Award. Insieme allo scrittore Graham Greene, Cagnoni ha documentato il Cile di Allende e poi il ritorno di Peron in Argentina, seguito dai conflitti in Israele, Irlanda del Nord e Afghanistan.


Biafra, Recruits 1968

 

Non vi è luogo imperversato della furia umana in cui non sia stato profondamente coinvolto documentando dall’interno e sempre con grande umanità. Molte di queste documentazioni sono avvenute in paesi ad alto rischio, come Dakka, chiusa ai giornalisti, durante la guerra del 1971 in Bangladesh, in Afghanistan nel 1980, durante l'occupazione Sovietica e in Polonia nel 1981, dove ha fotografato di nascosto gli inavvicinabili soldati della Armata Rossa.

Negli anni '90, durante la guerra nell'ex Jugoslavia, ha osato usare una macchina fotografica di grande formato per dimostrare le conseguenze del territorio martoriato dalla distruzione bellica. Nel 1995 Cagnoni si reca in Cecenia con la folle idea di installare uno studio a Grozny per realizzare i ritratti dei guerrieri che si opponevano all'esercito Russo. Tornato in Toscana, ha dedicato il suo tempo a produzioni più tranquille, ma ha sempre sentito l'attrazione della storia. Nel 2015, con il Medio Oriente sempre più infiammato, parte con la moglie Patricia alla volta di Kobane, la città Siriana in mano all’ISIS appena liberata dalle forze alleate. Durante la sua carriera Romano Cagnoni ha tenuto 50 mostre personali, pubblicato 16 libri e ricevuto numerosi premi. È scomparso il 30 gennaio 2018. Nel 2019 è stata costituita la Fondazione Romano Cagnoni. Oltre a tutelarne l'eredità, l’ente promuove il Romano Cagnoni Award, premio internazionale dedicato al fotogiornalismo.


Italy, Bari, Albanians, 1991