In memoria di Iginio Balderi

 

Il 3 novembre 2005 si è spento in Italia lo scultore Iginio Balderi. Poco prima, senza saperlo, avva fatto il suo ultimo viaggio da Egmond aan Zee verso il suo paese natio. Ora, dopo il tragitto della vita, è arrivato all'altro lato. Iginio è nato il 1934 a Pietrasanta. Ha studiato presso l'Accademia di Brera a Milano sotto la guida di Marino Marini, scultore di fama mondiale. Insieme alla moglie Conny van Kasteel si è riversato da giovane artista nel rinnovato clima artistico milanese di quei tempi. Erano amici di Pietro Manzoni, Lucio Fontana, Enrico Castellani, Umberto Mariani, Getulio Alviani, Kenigro Azuma e tanti altri. Iginio ha lavorato a Milano alle sue opere, partecipando a molteplici esposizioni in diversi centri artistici di tutta Europa. Il suo lavoro è stato esposto nel 1965 e nel 1973 alla VII e XII Biennale di Middelheim ad Anversa e nel 1974 ha avuto una personale nel Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 1999 Iginio arriva in Olanda con Conny che apre una glleria. Atutte le aperture Iginio, sempre in secondo piano, ha sempre fatto in modo che tutti gli invitati si sentissero a loo agio grazie alla sua amabile ospitalità.
Iginio è stato un uomo modesto, vulnerabile e ostinato che ha trovato nel suo modo di lavorare un chiaro modo di esprimersi con cui mostrare la sua personale visione artistica. Una visione tramite la quale l'idea finale è la lavorazione del materiale che riceve respiro e diventa così vivo e spirituale. Ogni singola opera è un esempio di una tipica firma in cui lui riesce a dare forma a questa sua visione.
Io sono felice di averlo conosciuto e di poter essere stato suo amico. Abbiamo esposto diverse volte insieme ed il nostro lavoro si combinava meravigliosamente. Parlavamo francese, l'unica lingua che Iginio parlava, oltre all'italiano ed ad alcune parole in olandese. Vero e leale come era, mi ha molte volte commosso con il suo modo di essere. Lui avvicinava e trattava i colleghi artisti, quelli che lui riconosceva tali, con grande rispetto e non poteva essere frainteso su tutto quello che aveva a che fare con l'arte. Lo sapeva esprimere in modo lapidario: “Non ho il salame suglio occhi”. In verità Iginio era un uomo che custodiva un egreto, lo proteggeva e lo sapeva infondere nelle sue opere. Un segreto che aveva a che fare con il grande rispetto che lui aveva per la vita come mistero e sacramento. Intriso di un certo tipo di serietà, che si manifesta nelle pure forme che ha creato, Iginio rende l'immediato visibile e sa avviare un modo di pensare così non unilaterale che non ha più niente a che fare con il sapere.
La linea della vita di Iginio si è spezzata, fermata, finita e lui è andato oltre questa linea che separa tutti noi dalla morte. L'artista che è riuscito a creare le sue opere, finirle ed ultimarle è sfuggito alla sua stessa arte. Lui ha dato quello che ha potuto e attraverso le sue opere ha dato qualcosa a coloro che sono capaci di capire ed apprezzare il suo lavoro.
Grazie Iginio!
Ora che non ci sei più la tua arte è lunica ed anche la vera cosa che resta e che si può amare fino alla fine dei giorni, poiché le tue opere toccano le persone la cui sensibilità è quella della gente libera.

Anthonie Sas, giugno 2006